La flessibilità sul lavoro è uno dei temi più discussi nel mondo professionale moderno ed è un elemento chiave per le aziende che vogliono attrarre e trattenere i talenti. Nel passato, le ore di lavoro erano come delle catene invisibili che limitavano il movimento, mentre negli ultimi anni la flessibilità lavorativa ha acquisito un ruolo centrale perché ha permesso alle persone di lavorare in modo più autonomo e alle imprese di migliorare la produttività.
Tuttavia, è essenziale mantenere un equilibrio tra il lavoro da remoto e la presenza in ufficio per evitare problemi come l’isolamento sociale e l’alienazione. Ne parliamo in questo articolo per approfondire cos’è la flessibilità lavorativa, quali sono i suoi vantaggi e quali rischi comporta se non bilanciata in modo salutare per talenti e aziende.
Cos’è la flessibilità lavorativa
Nel mondo della flessibilità lavorativa, il concetto di “ufficio” si trasforma. Non è più solo un luogo fisico, ma diventa un ambiente che può essere modellato e adattato in base alle esigenze del personale e dell’azienda. Grazie alla flessibilità lavorativa le persone possono adattare l’orario, il luogo e le modalità di lavoro alle esigenze personali e aziendali.
Se ne parla spesso in termini generici ma esistono diverse forme di flessibilità lavorativa, tra cui:
- lo smart working, una modalità di lavoro che consente al personale di operare da remoto, organizzando in modo autonomo le proprie attività;
- gli orari flessibili in cui il lavoratore ha la possibilità di scegliere quando iniziare e terminare la giornata lavorativa, rispettando comunque il monte ore settimanale;
- il lavoro ibrido, un modello in cui si alternano giorni di presenza in ufficio e giorni di lavoro da remoto, combinando i benefici di entrambe le modalità.
Secondo il Future Workforce Report 2024 di Upwork, entro la fine del 2024 il 28% della forza lavoro statunitense opererà da remoto almeno in parte, mentre in Europa, un sondaggio di Eurofound ha rilevato che il 41% dei lavoratori europei preferisce il lavoro ibrido. Questi dati dimostrano che la flessibilità sul lavoro è una tendenza in continua crescita, con sempre più aziende che si adattano a questo nuovo modello.
I lavoratori flessibili e le competenze che fanno la differenza
I lavoratori flessibili sono dei professionisti che hanno sviluppato la capacità di adattarsi a condizioni di lavoro variabili. Nello specifico:
- sanno gestire il tempo in modo autonomo;
- hanno la capacità di organizzare le proprie attività senza supervisione diretta;
- sono in grado di mantenere alti livelli di produttività sia in ufficio sia da remoto.
Saper organizzare il proprio lavoro, rispettare le scadenze e mantenere alti livelli di produttività senza supervisione diretta è essenziale in un contesto flessibile. Secondo un report di McKinsey il 56% delle aziende considera l’autogestione una delle competenze più importanti per il successo dei lavoratori in modalità smart working.
Uno studio di Gartner del 2024 ha evidenziato che il 70% dei lavoratori flessibili dichiara di essere più soddisfatto della propria vita professionale e privata grazie alla maggiore autonomia offerta da questi modelli. Tuttavia, il 25% ha segnalato il rischio di isolamento sociale, dimostrando che la flessibilità lavorativa deve essere attentamente bilanciata per evitare problemi legati all’alienazione.
Flessibilità sul lavoro: i vantaggi per aziende e dipendenti
La flessibilità lavorativa offre una serie di vantaggi sia per i dipendenti sia per le aziende. Vediamo alcuni dei principali benefici, supportati dai dati più recenti.
Questi i vantaggi principali per i talenti:
- un maggiore equilibrio vita-lavoro: secondo un report di Deloitte 2024, l’80% dei dipendenti che lavorano in modalità flessibile ha riferito un miglior bilanciamento tra vita professionale e privata;
- aumento della soddisfazione: un sondaggio condotto da Gallup ha rivelato che il 65% dei lavoratori flessibili è più motivato e soddisfatto rispetto ai colleghi che lavorano in ufficio;
- riduzione dello stress: il World Economic Forum ha dimostrato che i lavoratori in modalità flessibile hanno un rischio del 32% inferiore di soffrire di stress cronico.
>> Sullo stress cronico abbiamo scritto un articolo dedicato al sovraccarico emotivo sul lavoro.
Sono tre, invece, i più importanti vantaggi del lavoro flessibile per le aziende:
- maggiore produttività: un report di PwC del 2024 ha confermato che le aziende che offrono flessibilità sul lavoro registrano un aumento della produttività del 15%;
- attrazione e retention dei talenti: il 76% dei Millennials e della Generazione Z intervistati da LinkedIn considera la flessibilità lavorativa un fattore decisivo nella scelta del datore di lavoro;
- riduzione dei costi operativi: secondo Global Workplace Analytics, le aziende che implementano il lavoro flessibile risparmiano fino a 11.000 dollari all’anno per ogni dipendente che lavora da remoto metà del tempo.
La flessibilità lavorativa con degli esempi pratici
Ti aiutiamo a conoscere meglio questo modello con alcuni esempi di flessibilità lavorativa che riflettono l’attuale realtà del mercato del lavoro.
IL LAVORO IBRIDO
Prevede una settimana composta da tre giorni di lavoro in ufficio e due giorni da remoto. È diventato uno degli approcci più diffusi perché questo modello permette di combinare la flessibilità alle interazioni sociali.
GLI ORARI FLESSIBILI
I dipendenti possono scegliere quando iniziare e terminare il proprio orario lavorativo garantendo però il rispetto del monte ore settimanale.
JOB SHARING
In questo modello due dipendenti condividono un unico lavoro a tempo pieno, distribuendo equamente le responsabilità. Questo consente loro di bilanciare meglio la vita privata con quella lavorativa.
Flessibilità lavorativa: equilibrio e rischio di alienazione
È chiaro quindi che i vantaggi della flessibilità sul lavoro sono tanti e importanti ma è ancora più importante mantenere un equilibrio tra lavoro da remoto e lavoro in presenza per evitare problemi di alienazione e gestire eventuali conflitti aziendali. L’alienazione è un concetto che risale a Karl Marx. Lo descriveva come la separazione del lavoratore dal prodotto del suo lavoro e dalla comunità in cui opera. In un contesto moderno, lavorare sempre da remoto può generare un senso di isolamento, con i dipendenti che perdono il contatto con i colleghi e la cultura aziendale.
Un sondaggio del Microsoft Work Trend Index 2024 rivela che il 41% dei lavoratori completamente da remoto ha riportato sentimenti di disconnessione sociale, mentre il 37% ha dichiarato di sentirsi meno coinvolto nelle dinamiche aziendali. Questo dimostra che nonostante il lavoro a distanza offra libertà, le interazioni sociali rimangono fondamentali per il benessere mentale e professionale delle persone. La flessibilità lavorativa deve includere un bilanciamento tra il lavoro in presenza e da remoto per assicurare le interazioni sociali regolari che aiutano a prevenire l’alienazione e a mantenere alti livelli di engagement.
Offrire ai dipendenti la possibilità di gestire il proprio tempo e lo spazio lavorativo migliora non solo la produttività, ma anche il benessere e la soddisfazione personale. Allo stesso tempo è fondamentale trovare un giusto equilibrio tra lavoro da remoto e presenza in ufficio per evitare il rischio di estraneità delle persone – o peggio di freddezza e indifferenza – e mantenere un legame sociale solido e sano all’interno dell’organizzazione lavorativa.
Un libro da leggere sulla flessibilità lavorativa
Se vuoi approfondire il tema della flessibilità sul lavoro ti consigliamo la lettura di The Art of Working Remotely: How to Thrive in a Distributed Workplace di Scott Dawson. Questo libro offre una guida pratica per affrontare le sfide del lavoro flessibile, mantenendo produttività, equilibrio e benessere anche in un contesto di lavoro distribuito.