Se più di una volta hai detto a voce alta Odio il mio lavoro, se non hai avuto il coraggio di pronunciare queste parole ma lo hai pensato più volte, è chiaro che stai vivendo un malessere nel luogo in cui lavori.
Capita a più persone di quante immagini e con questo articolo vogliamo aiutarti a capire da dove deriva questa insoddisfazione, quanto è pericolosa e perché dovresti trovare una soluzione per evitare di continuare a sentire la vocina interiore che pronuncia più volte Odio il mio lavoro.
Se il luogo di lavoro diventa insopportabile
Lo stress da lavoro e l’insoddisfazione lavorativa sono problematiche sempre più diffuse. Un ambiente di lavoro tossico può manifestarsi in vari modi, come relazioni conflittuali, carichi di lavoro eccessivi, leadership inefficace e mancanza di riconoscimento nel proprio team.
Secondo uno studio condotto da Microsoft nel 2021, il 41% dei lavoratori globali sta considerando di lasciare il proprio impiego a causa di condizioni lavorative percepite come insostenibili.
Il fenomeno è peggiorato dal contesto post-pandemico, dove lo smart working e la flessibilità sul lavoro hanno contribuito a sfumare i confini tra vita privata e professionale. L’isolamento sociale e la mancanza di supporto durante il lavoro da remoto hanno aumentato lo stress cronico e la frustrazione lavorativa. Il costo di questi problemi non ricade solo sul gruppo di lavoro ma anche sulle aziende, con perdite in termini di produttività e un turnover crescente.
Le cause principali di un ambiente di lavoro insostenibile portano a vivere il lavoro con obiettivi irrealistici, a relazionarsi con una comunicazione inefficace che spesso genera conflitti nel gruppo di lavoro e a una mancanza di opportunità di crescita professionale.
Questo tipo di contesto non è incoraggiante per nessuna categoria di persone, sia i senior con anni di esperienza sia la Generazione Zeta che si approccia al mondo del lavoro con nuove visioni.
È un contesto che rovina il benessere aziendale e rende difficili le relazioni interpersonali, portando il gruppo di lavoro a sentirsi sempre più disconnessi dalla missione aziendale.
Come riconoscere gli ambienti di lavoro tossici
Riconoscere un ambiente di lavoro tossico aiuta ad affrontare il problema. I principali segnali di un ambiente malsano sono tre:
- una comunicazione conflittuale: è caratterizzata da feedback negativi o mancanza di trasparenza e aumenta la frustrazione e l’isolamento;
- pressione costante senza riconoscimento: lavorare sotto pressione senza una gratificazione adeguata rende la persona demotivata e stressata;
- squilibrio tra vita lavorativa e privata: la continua richiesta di straordinari e l’incapacità di disconnettersi dal lavoro sono segnali chiari di un ambiente di lavoro tossico. Questo squilibrio non solo causa stress, ma incide in modo negativo sul benessere psicofisico delle persone.
In questi ambienti, il rischio di burnout è elevato. Il Workplace Bullying Institute ha rilevato che il 19% dei lavoratori americani ha subito episodi di mobbing o bullismo sul lavoro, un’altra importante causa di stress e insoddisfazione. Il problema è che molti lavoratori tendono a ignorare i segnali o a sopportare condizioni insostenibili per lunghi periodi, il che peggiora la salute mentale e fisica.
L’intelligenza emotiva sul lavoro per il benessere aziendale
Una difesa efficace contro l’ambiente di lavoro tossico è lo sviluppo dell’intelligenza emotiva. Questo concetto è stato reso popolare da Daniel Goleman nel suo libro “Intelligenza emotiva: Che cos’è e perché può renderci felici”. L’intelligenza emotiva riguarda la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle delle altre persone, un’abilità che differenzia in positivo un contesto lavorativo. Secondo Goleman, l’intelligenza emotiva si basa su cinque pilastri fondamentali: consapevolezza di sé, autoregolazione, motivazione, empatia e abilità sociali.
Queste competenze possono trasformare il clima aziendale perché migliorano le relazioni del team e diminuiscono i conflitti in azienda. Le aziende che promuovono l’intelligenza emotiva osservano un aumento del benessere aziendale e una riduzione del turnover. Quando i dipendenti si sentono ascoltati e supportati, il loro senso di appartenenza e motivazione cresce, riducendo così la sindrome dell’impostore e i livelli di stress.
Gli effetti di un lavoro che non piace: stress e insoddisfazione
Lavorare in un contesto che non soddisfa le proprie aspettative può causare stress cronico e peggiorare il proprio benessere psicologico.
Molte persone che si sentono insoddisfatte descrivono una costante sensazione di non trovare significato nel loro lavoro. Quando le mansioni quotidiane sono percepite come prive di valore, il rischio di ansia e depressione aumenta in modo esponenziale. Inoltre, l’assenza di un equilibrio tra vita privata e lavoro rende difficile per i dipendenti recuperare le energie necessarie per affrontare le sfide quotidiane.
L’insoddisfazione lavorativa può anche manifestarsi sotto forma di sindrome dell’impostore, in cui le persone sentono di non essere all’altezza del loro ruolo, nonostante le loro competenze siano adeguate. Questo fenomeno alimenta un circolo vizioso di stress e scarsa autostima.
Inizia a farsi sentire quindi una vocina interiore: Odio il mio lavoro, odio il mio lavoro…
È una vocina insistente che non andrà via fin quando non sarà la persona stessa a scacciarla via, prima con la consapevolezza che il malessere deriva proprio dall’ambiente di lavoro e poi con richieste in azienda che permettano di affrontare le giornate con serenità e motivazione.
Ma quindi è giusto accontentarsi di un lavoro che non piace?
Accontentarsi di un lavoro che non piace può sembrare una soluzione temporanea, ma a lungo andare ha effetti negativi sul benessere. Oltre al rischio di stress cronico, si rischia di sviluppare un atteggiamento cinico e distaccato nei confronti del lavoro, noto come depersonalizzazione.
Questo distacco emotivo compromette non solo la produttività, ma anche le relazioni interpersonali.
Se la causa del disagio è un ambiente di lavoro tossico nel caso in cui la persona non riesca a opporsi e cambiare la situazione in azienda, potrebbe essere necessario prendere in considerazione un cambiamento. Anche se cambiare lavoro può sembrare una decisione difficile, affrontare il problema alla radice diventa essenziale per preservare la propria salute mentale e fisica.
Avere il coraggio di cambiare per il proprio benessere
Il benessere aziendale e personale dipendono dalla qualità dell’ambiente lavorativo. Riconoscere i segnali di uno stress da lavoro prolungato, della voce interiore che urla spesso Odio il mio lavoro e di un ambiente di lavoro tossico è il primo passo per migliorare la propria condizione lavorativa e proteggere il proprio benessere emotivo.
Investire nello sviluppo di competenze come l’intelligenza emotiva può migliorare sia la vita lavorativa che le relazioni interpersonali in modo da creare un ambiente più sano e produttivo. In un mercato del lavoro in continua evoluzione, il coraggio di cambiare può portare a una carriera più soddisfacente e a una maggiore qualità della vita.
Approfondisci con un libro sull’intelligenza emotiva
Se desideri approfondire il tema dell’intelligenza emotiva, ti consigliamo la lettura di “Intelligenza emotiva: Che cos’è e perché può renderci felici” di Daniel Goleman. È un manuale pratico che offre una panoramica della neurologia delle emozioni con una prospettiva illuminante su come comprendere e sviluppare questo valore.